Un bambino. Dieci mesi. Portato per una delle “normali” vaccinazioni obbligatorie, di quelle che ti impongono per legge. Esce dal consultorio in codice rosso, trasportato d’urgenza all’ospedale di Caserta, mentre la madre urla e prega che non sia troppo tardi. E il sistema cosa fa? Silenzio. Routine. Nessun allarme, nessuna sospensione, nessuna riflessione. Il copione è pronto da anni: “È una reazione rara. È tutto previsto. Fidatevi.”
Sì, fidatevi. Dello Stato che ha trasformato i neonati in cavie da laboratorio. Fidatevi della legge Lorenzin, che ha condannato un’intera generazione di bambini a un calendario vaccinale obbligatorio, senza nemmeno la cortesia di una valutazione individuale. Fidatevi del sistema che mette in ginocchio i genitori col ricatto scolastico, o ti vaccini o sei fuori, e che ride di chi chiede soltanto il diritto di scegliere.
Ma certo, il problema non è mai il vaccino. Il problema, casomai, è quel bambino che “ha reagito male”. È lui il colpevole. Troppo fragile. Troppo delicato. Peccato. Avanti un altro.
Perché il PIL deve crescere. Perché la farmaceutica è il motore di questo Paese svenduto. E allora sì: si sacrificano i piccoli. E poi toccherà agli anziani, ai “fragili” – che per l’ONU vuol dire chi ha superato i 60 anni. Hai lavorato tutta la vita, versato tasse su tasse, e ora sei diventato un costo da tagliare, una voce da cancellare. Inutile, improduttivo. Sei solo una zavorra per lo Stato azienda.
Ma guai a parlare. Guai a dire che forse, solo forse, qualcosa non va. I media di regime sono pronti a colpirti, a ridicolizzarti, a marchiarti. Perché non si tocca il Sacro Vaccino. Il Santo Graal delle Big Pharma è intoccabile. Non importa se un bimbo finisce intubato: quello che conta è il ciclo vaccinale completato. La tabella rispettata. Le dosi distribuite. I conti in ordine.
E allora sì, chiamiamolo con il suo nome: sacrificio rituale moderno. Offerte umane sull’altare del profitto. E ogni volta che una madre esce da un consultorio con il cuore a pezzi, ogni volta che un padre resta fuori da una sala d’emergenza senza poter far nulla, una società intera perde un pezzo della sua anima.
Ma tranquilli. È colpa del bambino. Non del sistema. Non della brodaglia iniettata. Non della macchina che macina vite in nome della “scienza”.
Avanti il prossimo.
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