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Insieme riscriviamo la storia!

morbillo

L’ennesimo miracolo vaccinale: copertura al 95%, virus in festa

Di Carmen Tortora

Roma. Anno 2025.

Il morbillo esplode nella Capitale, i titoli dei giornali gridano all’emergenza. “Casi in aumento!”, “Epidemia!”, “Serve una spinta alle vaccinazioni!”. E tu, ingenuo cittadino, leggi e pensi: “Ah, allora non si vaccinano abbastanza!”.

Sbagliato.

Perché c’è un piccolo dettaglio che la stampa mainstream si guarda bene dal dirti: nel Lazio la copertura vaccinale per il morbillo è al 95.75%.

Hai letto bene: oltre quella soglia magica che – ci hanno giurato con la mano sul bugiardino – garantisce l’“immunità di gregge”.

E allora? Perché i casi aumentano?

Beh, semplice. Perché in questa meravigliosa religione sanitaria moderna, la colpa è sempre tua. Anche quando sei vaccinato. Anche quando hai fatto tutto quello che ti hanno detto. Se il vaccino non funziona… è comunque colpa tua. O del vicino. O del cugino del vicino.

Per carità, nessuno osi insinuare che ci sia un problema di efficacia. Che il vaccino magari non immunizzi davvero tutti. Che la protezione possa essere temporanea, o insufficiente, o illusoria. No. Il problema è che qualcuno non ha il timbro sul certificato. Fine dell’analisi scientifica.

L’ombrello bucato (o l’analogia che non vi piace)

Ricordi il periodo COVID? I vaccini “efficaci al 95%”? La “protezione duratura”? La “fine della pandemia per i vaccinati”? E poi… boom: reinfezioni, quarantene, dosi infinite, green pass, ma sempre contagi.

Un po’ come venderti un ombrello dicendoti che ti terrà asciutto, e poi ti inzuppi lo stesso sotto la pioggia. Torni dal produttore e lui ti dice:

“Eh, ma l’hai aperto male. Forse l’hai usato con troppa poca convinzione. Ah, e comunque è colpa degli altri che non l’hanno comprato”.

Ora con il morbillo si ripete lo stesso copione. Stessa liturgia. Stessa narrazione.

L’efficacia vaccinale non si misura più nei risultati, ma nella fede che riponi nel sistema.

Non importa che il virus giri lo stesso. L’importante è che tu abbia il bollino blu.

Conclusione (spoiler: la colpa è ancora tua)

I dati dicono una cosa. La narrazione ne dice un’altra.

E quando ti accorgi che le due cose non coincidono, ti accusano di disinformazione.

Il vaccino è diventato un dogma. Non uno strumento sanitario, ma un rito identitario.

Non importa se funziona, importa che tu ci creda.

E guai a mettere in discussione la Sacra Iniezione, o finirai escluso da scuola, dalla società, e forse anche dal caffè del mattino.

Morale della favola?

Il virus corre libero, le vaccinazioni aumentano, e la realtà… si piega alla narrazione.

Benvenuti nel nuovo medioevo, con la siringa al posto dell’incenso.