Lettera agli insegnanti vaccinati in occasione della Giornata della Memoria

Buongiorno cari colleghi,

da quando sono stata sospesa, il 22 dicembre, dopo 24 anni di insegnamento, non è passato giorno che la mia mente non viaggiasse anche solo per un momento, magari qualche secondo, ai bambini della classe che ho lasciato. Durante la giornata, immagino situazioni: cerco di ricordare la risata di Simone, gli occhi dolci e a tratti malinconici di Federico. Vado con la mente ai vestiti colorati di Melania, ai silenzi di Sonia, e ad altro ancora dove nessuno è lasciato da parte, dove ogni bambino che mi ha accompagnato in questi tre anni, si mostra davanti a me nel suo essere semplicemente se stesso.

Ma non è a loro, ai bimbi che ho lasciato il 22 dicembre – spiegando che, tornati dalle vacanze di Natale non mi avrebbero ritrovata perché ho scelto di non vaccinarmi – a cui voglio dedicare questa lettera. Non è a loro, perché a loro ho detto tutto, ma è a voi insegnanti che voglio rivolgermi, a voi che invece, dopo le vacanze di Natale, avete potuto rivedere i vostri bambini. Non dico riabbracciarli perché, sia mai, un abbraccio potrebbe portare con sé un virus, quindi meglio distanti, meglio stare diligentemente a quel metro che ben ci tutela (lo abbiamo proprio visto!) da ipotetici contagi.

Quella distanza, cari colleghi, non ha fatto altro che aumentare quella freddezza che oramai da due anni ha alimentato e nutrito le relazioni coi nostri alunni, facendoceli perdere per strada, giorno dopo giorno, quarantena dopo quarantena, schermo dopo schermo. I disinfettanti stanno uccidendo più anime che virus, e questo lo abbiamo permesso per troppo tempo.

Come vi ho detto, durante le mie giornate il mio pensiero spesso devia sulla quotidianità che fino a poco tempo fa ho vissuto nella classe, ma oggi più che mai la mia mente vaga a tutti quegli anni che, come oggi, avviene la commemorazione della Shoah. Ricordo le mie giornate coi bambini, nello spiegare ma anche nell’accompagnarli, gradualmente, alla comprensione di quel momento storico. Quante situazioni non ho saputo gestire, quante domande mi hanno messo con le spalle al muro, quante risposte silenziose ho dato perché troppo cariche di imbarazzo. L’imbarazzo di chi, davanti agli occhi di un bambino, deve spiegare, raccontare, perché le persone si sono odiate, discriminate, uccise, solo perché diverse tra loro. Diverse per un credo, per una etnia, per un orientamento sessuale, per religione. E quanti silenzi a volte ho portato nella classe, perché avrei avuto solo lacrime da offrire, a quei bambini che mi ascoltavano e non capivano…

Non capivano perché l’uomo potesse essere tanto cattivo nei confronti di un suo simile. Oggi è la giornata della memoria, miei colleghi, e mai come oggi vorrei essere nella mia classe, ma anche, come mosca invisibile in tante altre, per ascoltare ancora una volta, forse per l’ultima, le domande semplici – e per questo disarmanti – dei bambini. E poi vorrei guardarvi in faccia, colleghi, per scovare solo un’ombra, fuggevole forse, di un parallelismo che certo si tende a negare, perché troppo forte, perché privo di senso (davvero?!) rispetto a quanto sta accadendo oggi. Quel dualismo tra la gente: i buoni e i cattivi, i vaccinati e i “no Vax”, come ci chiamate, facendo un primo enorme errore perché siamo solo uomini, come voi, che hanno fatto scelte diverse.

Oggi, vorrei tanto essere in classe con voi. Come risponderete al bambino che, quando affronterete il tema dei pari diritti (tematica che viene sempre fuori!) vi domanderà come mai alcune persone possono entrare da un parrucchiere e altre no? Oppure: perché il nonno di Mario può entrare in banca a ritirare la sua pensione, e invece il nonno di Luca no? Li guarderete negli occhi? E come risponderai, tu, maestro o maestra vaccinato, dal tuo sentirti nel giusto, quando una bimba ti chiederà se un giorno la sua vecchia maestra, quella che ha vissuto con lei gli ultimi tre anni, entrando ogni mattina in aula alle 8.30 ed uscendo alle 16, potrà tornare ad insegnare in quella classe?

Le spiegherai che è una persona che è andata contro la legge? Una legge così tanto simile a quella che starete, quel giorno, ricordando? Oppure tacerai. Tacerai perché negherai l’associazione, perché troppo forzata, perché troppo forte, perché esagerata… E come consolerai, collega, quel bambino che magari comincia a rendersi conto, proprio in quel momento, che suo papà è a casa dal lavoro da questa estate, perché anche lui, come la sua maestra, ha scelto di non fare un vaccino? Avrai il coraggio di chiedere a quel bambino come sono gli occhi del suo papà, alla sera quando torna a casa, quando la famiglia è a tavola a cenare?

E qua concludo, colleghi miei – fino al 22 dicembre -, perché rischierei di essere solo retorica. Abbiate il coraggio di avere Memoria, non solo in questa giornata ma soprattutto domani, di quanto siete stati complici oggi.

Sabrina Daustria, docente a metodo Montessori nella scuola Primaria.

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