Circa un mesetto fa è tornata sotto il controllo russo Sacco e Vanzetti (i precisini scriveranno Sakko I Vantsetti), un buco di città vicino Soledar, già caduta in prededenza, attorno a Bakhmut, che ormai è completamente accerchiata dai russi che già si allargano sugli altri centri nella regione.
Questa vicenda, a poca distanza dall’anniversario della vittoria a Stalingrado, ci offre uno spunto di riflessione.
Forse le nuove generazioni lo ignorano, ma chi è nato negli anni ’80 ha il dovere di ricordarselo, visto che accadeva appena un decennio prima. Infatti, tutto il secolo scorso è stato straziato da conflitti d’intervento occidentali e allora si manifestava contro la guerra in Vietnam.
Anche all’epoca si sollevò l’opinione pubblica, poiché anche all’epoca la facevano passare come una guerra giusta, una guerra “di pace”.
Complice un avvicendarsi delle politiche USA che decisero di mettere un freno alla continua sconfitta in territorio vietnamita, complice il meraviglioso rinascimento musicale degli anni settanta, il dissenso pubblico in tutto il mondo riuscì a influenzare la geopolitica, almeno riguardo al Vietnam (la stessa geopolitica è ovviamente proseguita altrove, circondando sempre più in una morsa NATO il “nemico” sovietico).
Oggi vogliamo ricordare Joan Baez e la sua chitarra, come uno di quegli artisti che cantavano contro lo scempio in atto e il massacro degli innocenti. Lo faceva in maniera particolare, con questo pezzo, chiamato “Here’s to you”. Poche frasi ripetute e due nomi, Nicola e Bart. Chi erano questi due? Perché cantare negli anni ’70 una sorta di inno per due nomi dal sapore italiano, vissuti mezzo secolo prima?
Perché Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono due vittime del sistema capitalista, già un secolo fa. Migrati, operai, anarchici. Un simbolo rivoluzionario che non andava bene. Accusati di un omicidio mai commesso (saranno infatti scagionati a posteriori, cinquant’anni dopo) vennero condannati a morte e giustiziati. Era il 1927. Eravamo nella Boston terrorizzata dal comunismo. Eravamo di fronte a giudici corrotti dalla politica del terrore, e proprio il giudice ebbe semplicemente a dirne: “sono solo due bastardi anarchici”.
Ci furono dieci giorni di presidio in attesa della condanna, protetta dai fucili spianati e dalle mitragliatrici contro i manifestanti per la libertà.
Oggi vale la pena ricordarli, assieme a Joan Baez e alla sua “Here’s to you”, visto che è l’8 Marzo. Visto che si parla di libertà. Visto che in Unione Sovietica esisteva (e oggi esiste in Ucraina) una cittadina chiamata proprio come questi due italiani, Sacco e Vanzetti.
Vale la pena ricordare anche cosa disse Vanzetti poco prima di essere giustiziato:
“Sto soffrendo perché sono un anarchico, e davvero io sono un anarchico. Sto soffrendo perché ero un Italiano, e davvero sono un Italiano. Se voi poteste giustiziarmi due volte, e io potessi rinascere altre due volte, vivrei di nuovo per fare quello che ho fatto già.”
Ecco, adesso forse è più chiaro perché vennero giustiziati. Forse è più chiaro perché i comunisti chiamarono un luogo con il loro nome. Forse qualcuno riuscirà ancora a capire perché quando si lottava contro la guerra in Vietnam, Joan Baez parlava di questi due sconosciuti. Ancora oggi, qualcuno riuscirà a capire cosa significassero quelle poche righe di testo, che vogliamo ricordare:
“Questa è per voi, Nicola e Bart. Riposate per sempre qui nel mio cuore. L’ultimo finale è vostro. Quella sofferenza è il vostro trionfo” (Joan Baez, Here’s To You).
Raoul Ray