Circa cinque mesi prima dello scoppio di quella che è stata definita la pandemia da Covid19, veniva varata la legge che a scuola introduce una materia trasversale obbligatoria, Educazione civica. Dal 1° settembre 2020, dalla scuola primaria fino alla secondaria di II grado, sono previste almeno 33 ore annuali di tale disciplina, cui viene assegnato un voto indipendente. Ad occuparsi dello svolgimento sono vari docenti che impiegano le proprie ore curricolari. Le tematiche riguardano la Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale. Un programma alquanto sinistro si insinua come un tentacolo per stritolare quel poco che rimane dell’autonomia della professione docente. Nel giro di un paio d’anni in tutti i testi scolastici compaiono letture, approfondimenti e ‘compiti di realtà’ – ci riferiamo alla realtà distopica nella quale viviamo? – relativi all’educazione civica. Una mano invisibile, non quella del mercato, bensì la mano viscida di poteri extraterritoriali collocati in una sfera ormai irraggiungibile per il cittadino delle pseudo-democrazie, guida le menti verso le catene cognitive.
Se si consultano i suggerimenti melliflui delle case editrici troviamo un lessico infarcito di termini inglesi, framework didattico, teacher’s kit, skill, data literacy; in cui non mancano riferimenti continui all’Agenda 2030, perché il cambiamento di forma mentis andrà ultimato entro questa data. Nei prossimi 7 anni le nuove generazioni dovranno pensare green – obiettivo 13 – ; vivere in modo eco-sostenibile – obiettivi 7 e 12 – (leggete cosa sosteneva Latouche già molti anni fa a proposito dell’aggettivo ‘sostenibile’); girare in monopattino le smart city – obiettivi 9 e 11 –; appiattirsi in nome dell’uguaglianza – obiettivo 10 –; avere un’identità fluida – obiettivo 5 –; omologarsi al pensiero dominante – obiettivo 4 –; cibarsi di insetti e carne sintetica – obiettivo 2 –; non possedere più nulla – obiettivo 1 –; possedere il passaporto vaccinale – obiettivo 3 –; credere nell’Unione Europea – obiettivo 17 –.
La fatale Agenda 2030 rappresenta il programma per la costruzione del mondo nuovo, alla Huxley, s’intende. Roba da far rabbrividire. È stata predisposta una ristrutturazione di cervelli, di cui peraltro Klaus Schwab scrive con estrema scioltezza per l’appunto in The Great Reset, lettura complottista, che naturalmente mi sento di (s)consigliare.
Lo scopo, come già accaduto in passato, può essere raggiunto appieno mediante lo sfruttamento della scuola e di docenti fiacchi e dormienti, consiste nel formare nuove generazioni prive di identità culturale intrise di ideali vuoti e astratti, carne da macello manipolabile dal blocco del potere.
Una possibilità? Ribellarsi all’Agenda. Invece di rifiutarsi, durante il consiglio di classe, di svolgere le ore di Educazione civica, accettare l’incarico e rosicchiare la mela dall’interno. Comportarsi da cavalli di Troia pieni di orgoglio e di dignità, entrare in classe con eleganza e sfoderare dal ventre, con approccio critico e sarcastico, il programma che i potenti hanno pianificato per noi, mentre loro fanno l’aperitivo col caviale.
Grazie ai dissidenti, si darà l’opportunità ad alcuni alunni di diventare le teste pensanti del futuro.
Alice Mariano