L’11 marzo su richiesta della Russia si è tenuta una seduta del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in merito alle attività militari biologiche degli USA in Ucraina. Nel corso del lungo dibattito, la Russia ha reiterato agli Stati Uniti l’accusa di avere sostenuto la ricerca di armi chimiche e biologiche sul territorio ucraino e gli USA hanno reiterato alla Russia l’accusa di fare disinformazione. Verso la fine del meeting il rappresentante russo ha dichiarato che la questione avanzata dalla sua delegazione non ha trovato una risposta esauriente da parte della controparte americana.
Il 14 marzo, il portavoce del ministero degli esteri cinese Zhao Lijian, che già l’8 marzo aveva sollecitato gli Stati Uniti perché rivelassero più informazioni in merito ai laboratori biologici che detengono in Ucraina, è tornato sul punto.
Ha parlato di dozzine di laboratori biologici che sarebbero gestiti in Ucraina dal dipartimento della difesa statunitense, con un investimento di oltre 200 milioni di dollari. Nel constatare la generale preoccupazione della comunità internazionale rispetto alle attività militari biologiche, Lijian ha detto che gli USA non hanno fugato tale preoccupazione in quanto si sono limitati a liquidare il dossier presentato in proposito dai russi come mera “disinformazione”. Ha chiesto conto della destinazione della destinazione dei 200 milioni di dollari. E ha definito la posizione degli americani, che sostengono che i laboratori in oggetto siano strutture a scopo di ricerca, una spiegazione auto-contraddittoria e suscettibile di alimentare perplessità. Anche in ragione del fatto che, come già aveva sottolineato in precedenza, gli Stati Uniti hanno eluso le verifiche previste dalla Convenzione per le Armi Biologiche (BWC, Biological Weapons Convention) cercando di cavarsela limitandosi ad affermare di essere conformi alla convenzione stessa.
