Credito di imposta: la spada di Damocle

Il Decreto legge 4 (c.d. Sostegni-ter) del 27 gennaio scorso, a parte promuovere misure di sostegno a fronte del rincaro delle tariffe energetiche, ha introdotto all’art. 28 il divieto di cessione multipla dei crediti di imposta per i bonus previsti per ristrutturazioni edilizie (a meno che tale cessione sia stata effettuata prima del 7 febbraio 2022). Tale possibilità di detrazione fiscale era stata introdotta, dalla legge 77 del 18 luglio 2020 e consentiva sostanzialmente un finanziamento del 110% (c.d. Superbonus 110%) per gli interventi di riqualificazione energetica e messa in sicurezza degli edifici. Allo scopo di fronteggiare l’emergenza economica provocata dalla pandemia, erano stati approvati crediti d’imposta anche per esercenti di attività di commercio al dettaglio, per strutture alberghiere, per canoni di locazione a scopo non abitativo e per sanificazione degli ambienti di lavoro.

Limitare a una sola volta la cessione di tali crediti è, nelle intenzioni del governo, una misura volta a fronteggiare frodi e operazioni di riciclaggio che, negli ultimi mesi, hanno già portato al sequestro di crediti per 2,3 miliardi da parte dell’autorità giudiziaria. Tale misura potrebbe però portare, soprattutto per quanto riguarda il settore edile, al fallimento di molte aziende e alla conseguente perdita di molti posti di lavoro. Infatti, se il condominio o il privato committente dei lavori cede il suo credito d’imposta all’impresa che effettua gli interventi, quest’ultima si trova nell’impossibilità di cederlo a sua volta – di fatto a istituti di credito – e confrontata a una crisi di liquidità che rischia di travolgerla. Questo ha provocato una serie di proteste culminate lo scorso 8 febbraio a Roma in una manifestazione che ha visto circa 300 imprese del settore scendere in piazza. A seguito di tali reazioni, diverse forze politiche sarebbero a favore di una revisione dell’articolo 28. Fra le ipotesi circolate, uno sblocco della cessione dei crediti solo a soggetti obbligati a procedure antiriciclaggio e l’introduzione di una serie di controlli sulle aziende partecipate. Un decreto correttivo potrebbe già arrivare nel corso della settimana entrante.

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