Don Camillo, don Chichì e l’albero che si riconosce dai frutti

Da vari anni ormai siamo sottoposti ad un bombardamento di simbologie inquietanti, che appaiono come se nulla fosse in contesti pubblici, tanto che ad ora, quasi, non ci facciamo nemmeno più caso… O meglio: la denuncia arriva, sì, specialmente dagli ambienti più inclini ad una visione del mondo “spirituale”, e la consapevolezza che da parte di poteri, altrettanto inquietanti, ci sia un intento di corrompere il nostro immaginario si va progressivamente diffondendo. Ma poi tutto scompare, senza un deciso tentativo di contrapporre alle figure pervertite che ci vengono proposte simboli o gesti di pari intensità, ma di polarità “di Luce”, che riescano a rimarginare gli strappi animici causati da tali orrifiche visioni.

Diverso è però il caso del bizzarro presepe esposto la scorsa settimana a Santa Maria in Trastevere, sede della Comunità di Sant’Egidio, che, oltre al consueto polverone sui – soliti – canali social, ha suscitato uno sdegno così profondo da spingere molti cittadini e aggregazioni spontanee a far sentire la propria voce ad un volume abbastanza alto da costringere gli allestitori a correggere il tiro e a rimuovere le statuine “incriminate”.

La Comunità di Sant’Egidio è uno degli organismi più attivi della cosiddetta Chiesa post-conciliare. Nata nel fatidico anno 1968, è l’incarnazione del Cristianesimo progressista-sociale di “don Chichì”, il saccente pretino che non manca di umiliare e deridere la granitica fede del vecchio don Camillo nel romanzo postumo di Giovannino Guareschi, ancora così attaccato a quel reazionario concetto che si definisce “Sacro”. Sappiamo bene in cosa è consistito l’attacco al Sacro in questi anni: la riduzione della dimensione umana alla mera sopravvivenza fisica, senza prospettive sull’Oltre. Il Corpo di Cristo disinfettato, il gel al posto delle acquasantiere. Come don Chichì quando fa sbaraccare il vecchio altare a don Camillo. Si sperava fosse solo una dolorosa parentesi e invece i don Chichì di Sant’Egidio sono tornati alla carica, infilando nel presepe allestito in Santa Maria in Trastevere un bello spot vaccinale: sanitari mascherinati che, al posto dei doni dei Magi, offrono una fantomatica quinta dose. La quinta, quando molti nemmeno hanno fatto la quarta. Nel post-Concilio la nuova Chiesa progressista inseguiva il marxismo sul suo terreno, e quindi si vaneggiava di Gesù e San Giuseppe “operai” e cose simili. Oggi l’idolo è la Scienza, e quindi il vaccino al posto di oro, incenso e mirra.

È il culmine del processo di desacralizzazione della Chiesa che è iniziato nel 1963 e prosegue, calpestando la cosiddetta “fede dei semplici” che oramai si allontanano in massa da una Chiesa che dal 1963 è più concentrata sulla terra rispetto al Cielo. E anche in questo fu profetico Guareschi quando in “Don Camillo e don Chichì” descriveva la fuga dei fedeli dalla ex chiesa di don Camillo dopo le novità conciliari introdotte dal tronfio don Chichì, e la loro migrazione nella cappelletta dove il vecchio don Camillo dice, quasi da clandestino, messe tridentine.

E anche qui, proseguendo con questa sorta di rivisitazione attualizzata del romanzo, i “vecchi fedeli” di oggi hanno fatto partire la loro protesta. Iniziativa di gruppi che per lo più non sono direttamente collegati alla Chiesa, nonostante in pectore si sentano molto vicini al messaggio evangelico. Ciò che colpisce lo sguardo è che tra tali voci spicca quella di alcuni che si sono proclamati fieramente “cristiani”, anzi “veri cristiani”. Si tratta degli antroposofi appartenenti al Rosenkreutz, la cui fiduciaria, Maria Grazia Albanese, ha dato il via ad un fiume di comunicazioni, e-mail e telefoniche, dirette alla parrocchia e finalizzate a mettere in discussione le… scelte stilistiche che hanno caratterizzato il tradizionale simbolo natalizio. I membri di questo gruppo si dedicano alla lettura di Rudolf Steiner, pensatore da sempre guardato con sospetto dagli ambienti ecclesiali e dai fedeli cattolici in genere in quanto “esoterista”, dunque estraneo a quell’ortodossia che, seppure da alcuni è autenticamente sentita, per molti altri non è che l’imbiancatura di un sepolcro.

E nei messaggi di tali “veri cristiani” si parla della centralità di Cristo e Maria: “È scandaloso vedere rappresentato il presepe, il simbolo della Natività di Cristo Gesù con personaggi con mascherine chirurgiche”; “Non posso immaginare che sia intenzionale mettere allo stesso livello la venuta della Luce nel mondo e il commercio di prodotti farmacologici a grandissimo guadagno unilaterale, totalmente privi di studi di tossicità, genotossicità e cancerogenità”; “Mi sento profondamente addolorata dall’orribile messaggio inserito nel vostro presepe. Mascherine e invito al vaccino. Vi vorrei ricordare che il Cristo abbracciava i lebbrosi”.

Oltre alla profanazione del senso della Venuta di Cristo vi è la profanazione della Santa Persona di Maria, la Madre, cui questa basilica è dedicata. Nell’abside è presente un mosaico significativo, che raffigura Maria incoronata alla destra del Cristo in Trono: questo simboleggia la grandissima importanza della Madre in quella chiesa. Colei che, portatrice di saggezza e conoscenza, dona la Vita e la Luce. Mentre ora, nell’orribile parodia, la vita e la luce sarebbero donate da un farmaco che sta mietendo vittime giovani, troppo giovani.

Bisogna trovare quindi la cappelletta dove il don Camillo dice la sua vecchia messa, non fondata sul sociale o sulla “scienza” come vuole don Chichì, ma sul Sacro. E la cappelletta di don Camillo pare trovarsi in gruppi ufficialmente fuori dalla Chiesa di Pietro. Anche l’ambiente medjugoriano pare essere oramai stato “conquistato”: padre Livio Fanzaga aveva osato dire la verità sul Vangelo, ma poi è stato evidentemente richiamato e su Radio Maria ha sostenuto sino alla fine il vaccino, come ora sostiene in maniera unilaterale Zelensky (cosa che non fa nemmeno papa Francesco in maniera così netta). Non importa se non lo pensa davvero, dal momento che in tal caso, come don Abbondio, non avrebbe il coraggio di esternarlo. Il Cristo è il simbolo della Vita che non muore con la morte del corpo, mentre la propaganda vaccinale è stata improntata sul persuadere che non c’é alcuna vita oltre la morte: è quanto di più anticristiano possa esserci. E quanti sacerdoti si sono adeguati disinfettando il Corpo di Cristo! Sant’Egidio continua.

Forse sono venuti i tempi profetizzati da Gioacchino da Fiore “di profetico spirito dotato” come lo chiamava Dante Alighieri, che lo collocò in Paradiso tra gli spiriti sapienti. “Pietro scomparirà dinanzi a Giovanni perché il regno dello Spirito Santo sarà il regno dei liberi. Nel primo stadio il mondo fu di schiavi, il secondo di liberi, il terzo comunità di amici. Nel primo dominò la legge, nel secondo la grazia, nel terzo più ampia e generosa grazia. Nel primo stadio: servaggio servile, flagelli, dominio di vecchi, inverno, etc; nel secondo: sapienza, figliolanza, luce dell’aurora, primavera, spighe e vino, reame del figlio; nel terzo: inizio della vera libertà, contemplazione, carità, amici, meriggio, estate, grano, olio, Pasqua di resurrezione”.

Nella cappelletta di don Camillo la Chiesa di Pietro sarà affiancata dalla Chiesa di Giovanni. Forse chi, come il povero don Camillo, è affezionato ad una Chiesa che non c’é più ci metterà un po’ ad accettare la cosa, ma oramai la strada pare tracciata…

Alice Lazzari e Andrea Sartori

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