Storia e propaganda: perché non bisogna mai fidarsi dei governi

Quando si è in mezzo ad un fatto storico è sempre difficile distinguere tra realtà e propaganda.

In Ucraina chi sta vincendo? La Russia dà fiato alla sua propaganda, l’Ucraina alla propria, e quasi sempre entrambi mentono su cifre e su vittorie e sconfitte. Perché non esistono governi che dicono il vero ai loro cittadini, nemmeno quelli tradizionalmente considerati più “democratici”.

Oggi, sui libri di scuola si tende ad associare la propaganda falsa solo ai regimi totalitari. E allora si fa il nome di Goebbels come supremo cacciapalle di propaganda. Qualcuno porta come esempio anche la famosa prima pagina del Corriere della Sera del 6 giugno 1944 che parlava di una vittoria tedesca in Normandia, vittoria che, come sappiamo, non c’è mai stata.

In realtà la propaganda è antica come il mondo e non è certo un appannaggio dei fascisti o dei russi: la fake news “governativa” è qualcosa che risale addirittura all’antico Egitto.

Il caso più eclatante, molto studiato dagli archeologi, è quello della battaglia di Qadesh tra Egizi ed Ittiti, e si parla addirittura del 1274 avanti Cristo.

Abbiamo due importanti testimonianze di questo evnto bellico: il cosiddetto “poema di Pentaur” e il trattato di Qadesh, il primo trattato di pace che ci è stato conservato.

Il primo testo, scolpito in vari templi egizi, narra della presunta vittoria egizia con toni enfatici, presentando il faraone Ramses II come una sorta di supereroe invincibile. Poi andiamo a leggere e si tratta un documento neutro come il trattato di pace tra Egitto e Ittiti. E capiamo allora che la grande vittoria è stata un “pareggio”, a essere generosi.

E anche il successore di Ramses, Merenptah, non fu da meno. Questa stele è rimasta famosa per la sua menzione di Israele. Il testo recita “Israele è stata distrutta, estirpato è il suo seme” (secondo alcuni studiosi qui si parla dell’Esodo di Mosé). Israele evidentemente non è stata distrutta, né il suo seme è stato annientato, dato che è ancora qui, a differenza dell’Egitto faraonico.

Esiste poi un tipo di fake news governativa più subdola: l’atto eversivo che stabilisce una dittatura presentato come legale. Questo è tipico di quei dittatori che formalmente toccano poco o nulla delle precedenti forme di governo, ma di fatto instaurano un regime personalistico.

Qui il nostro mainstream farebbe subito due nomi, ovvero Mussolini e Putin: due “villain” per antonomasia che a livello di pura forma hanno toccato davvero poco delle precedenti Costituzioni (e addirittura Mussolini, che non ha abolito la monarchia, meno ancora di Putin che ha apportato alla Costituzione la modifica che cancella i limiti di tempo al suo potere).

Anche qui la Storia antica ci viene a soccorso.

Augusto, di fatto, abolì la Repubblica e istituì una monarchia. Questo è oramai su tutti i libri di Storia. Ma all’epoca Augusto si presentava come un “restauratore della Repubblica” che non aveva accettato il titolo di re. E in effetti il Senato restava con tutte le sue prerogative, sulla carta, e lui si definiva primus inter pares, formula ambigua come poche.

Questo lo si sta cercando di replicare in tempi moderni, con meno successo: quello di Draghi fu un tentativo, abortito, di imporre un simile regime: tentativo che probabilmente sarebbe riuscito qualora Draghi fosse stato eletto presidente della Repubblica: molto probabilmente avrebbe accentrato sulla sua persona tutte le cariche. Comunque difficilmente si può parlare di democrazia in un Paese dove, di fatto, è un partito che ha in mano tutto e praticamente governa persino quando si trova all’opposizione. L’Italia è democratica quanto la Roma di Augusto era “repubblicana”. Ma se leggiamo i testi del tempo Augusto era il restauratore della Res Publica.

Lo stesso Cesare faceva uso di queste fake news subdole. Tutti sappiamo che il passaggio in armi del Rubicone da parte di un generale romano era un atto eversivo. Come ce lo presenta Cesare nei Commentarii de Bello Civili? Nemmeno nomina il Rubicone: dice semplicemente che “Cesare passò Rimini”. Una frase veloce che fa passare un atto di eversione come un semplice passaggio. Naturalmente preceduto da una requisitoria contro il Senato che si sarebbe macchiato di sacrilegio maltrattando Antonio, intoccabile in quanto tribuno della plebe, così che si potessero giustificare le guerre civili.

Ho citato Giulio Cesare e Augusto che sono due personaggi venerati dagli storici, non certo come Putin, Hitler o Mussolini. Però anche loro erano campioni di fake news governative.

Per restare al nazismo, si raccontava che le persone destinate ai lager andavano a lavorare in Germania. “Dove va questo treno allegro?” dice un agghiacciante manifesto della RSI. “Ma sì, erano nazisti” direte. Ma attenzione, nei democraticissimi States esisteva una vasta “letteratura anti-Tom” come veniva chiamata, ovvero scrittori che scrivevano che il libro La capanna dello zio Tom era un concentrato di menzogne e che gli schiavi delle piantagioni se la passavano bene. Sappiamo che non è così ma attenzione, era la letteratura anti-Tom quella ufficiale, mentre si diceva che il libro di Harriet Beecher Stowe a raccontar fake news.

Quindi fa un po’ sorridere l’informazione ufficiale che ti dice che sono i governi a raccontarti la verità: tutta la storia, dai Faraoni in poi, ci dice l’esatto contrario.

Andrea Sartori

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